A cura di Angelo Colantuono
L’ unico manufatto dell’ epoca della fondazione del paese che sia arrivato fino a noi è il campanile della chiesa madre; solo la cella campanaria è stata ricostruita, e probabilmente modificata, verso la metà del Settecento.
Questo edificio ci trasmette una serie di informazioni assai interessanti. Dai resti si apprende che originariamente il campanile non era isolato, ma faceva corpo con la chiesa. Questa aveva un orientamento nord–sud, con la facciata rivolta verso la montagna.
Il campanile era costruito in aderenza alla facciata, a sinistra del portale, e vi si accedeva non dalla strada, come oggi, ma dall’ interno della chiesa La cosa aveva una sua logica. La torre non era stata progettata solo per accogliere le campane, ma anche per servire, all’ occorrenza, come opera di difesa (lo conferma la presenza delle feritoie nei muri). Infatti, quando non c’ era un castello a proteggere il villaggio, in caso di attacco le donne e i bambini si radunavano in chiesa, confidando nella sacralità del luogo e nella solidità dell’ edificio . La torre campanaria di Lioni era collocata precisamente a difesa della porta della chiesa.
La struttura del campanile lionese imita quella del donjon, la caratteristica torre di difesa introdotta in Italia dai Normanni. Consisteva in un robusto edificio a pianta circolare o quadrata, sviluppato su tre o quattro livelli. Nelle fondazioni era ricavata una cisterna, che veniva alimentata con acqua piovana. Il pianoterra, privo di aperture verso l’ esterno, era adibito a magazzino per le provviste e per le armi. I piani superiori – ai quali si accedeva mediante un ponte levatoio o una scala in legno che poteva essere ritirata dall’ alto – erano attrezzati in modo da permettere ad un certo numero di persone di resistere per qualche tempo, in attesa dei rinforzi. Le aperture per la luce e l’ aria erano sempre molto strette. Il tetto, di solito, era praticabile ed era circondato da parapetti o da merlature.
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In che periodo fu edificato il campanile di Lioni? Su questo punto non abbiamo notizie documentarie. L’ analogia con i donjon normanni suggerirebbe di collocare l’ epoca della costruzione nel XII secolo. C’ è però un elemento architettonico che impone una datazione diversa, più recente. Si tratta delle feritoie. Le feritoie della nostra torre campanaria sono di un tipo particolare: sono più strette di quelle delle fortificazioni normanno-sveve; hanno i bordi in pietra di taglio; presentano nella parte inferiore un occhiello, sagomato in modo da permettere all’ arciere o al balestriere di battere anche le zone morte alla base dei muri. Con lo stesso disegno e la stessa tecnica sono realizzate le feritoie che si vedono nei torrioni dei castelli di Melfi e di Lucera. Di questi si conosce con precisione la data di costruzione. Il castello di Melfi continua a portare il nome di Federico II, ma in realtà fu interamente rifatto tra il 1277 e il 1284 . Quanto alla fortezza di Lucera, la sua ristrutturazione, disposta anch’ essa da re Carlo I d’ Angiò, fu ultimata nel 1283.
Le feritoie del campanile lionese sono dunque quelle in uso nell’ architettura militare angioina nell’ ultimo trentennio del XIII secolo. Sulla base di questo dato possiamo ragionevolmente ritenere che esso sia stato costruito – insieme alla chiesa – verso la fine del Duecento o, al più tardi, agli inizi del Trecento: praticamente nel periodo in cui il casale dei Leoni vedeva aumentare la sua consistenza demografica per via della fuga dei contadini da Oppido.
Durante i lavori di restauro fatti negli anni novanta del secolo scorso, ai piedi del campanile e sotto il sagrato sono stati trovati resti di sepolture. Di «ossa rinvenute nello spiazzo esistente davanti la Chiesa Madre e il Campanile» parla anche Roccopietro Colantuono. A che epoca risalgano esattamente queste deposizioni è difficile dire. Esse comunque testimoniano della continuità di una pratica che ha avuto origine sicuramente nel Medioevo.
La chiesa di S. Maria Assunta, anche chiamata "Chiesa Madre" ha subito molti danni dal terremoto del 1980 ed è stata restaurata lasciando intatte e visibili le decorazioni interne, laddove possibile. La chiesa, infatti, conserva al suo interno parametri del suo impianto cinquecentesco. Da segnalare la presenza di due statue dell’artista lionese Pietro Nittoli, del 1700 circa: spicca per fattura e dimensioni la statua “ San Michele e il Diavolo” esposta nella mostra “Capolavori della Terra di Mezzo. Opere d’arte dal Medioevo al Barocco” del 2012, ed un bassorilievo in marmo dello scultore cinquecentesco di Giovanni da Nola.
Foto A. SENA