Parrocchia S. Maria Assunta e campanile

Data di pubblicazione:
14 Dicembre 2018
Parrocchia S. Maria Assunta e campanile

A cura di Angelo Colantuono

L’ unico manufatto dell’ epoca della fondazione del paese che sia arrivato fino a noi è il campanile della chiesa madre; solo la cella campanaria  è stata  ricostruita, e probabilmente  modificata,  verso la metà del Settecento.   
   Questo edificio ci trasmette una serie di informazioni assai interessanti. Dai resti si apprende che originariamente il campanile non era isolato, ma faceva corpo con la chiesa.  Questa aveva un orientamento  nord–sud, con la facciata rivolta verso la montagna.
 Il campanile era costruito in aderenza  alla facciata, a sinistra del portale, e vi si accedeva  non dalla strada, come oggi, ma dall’ interno della chiesa  La cosa  aveva una sua logica.  La torre non era stata progettata solo per accogliere le campane, ma anche per servire,  all’ occorrenza, come opera di difesa  (lo conferma la presenza delle feritoie nei muri). Infatti, quando non c’ era un castello a proteggere il villaggio, in caso di attacco le donne e i bambini si radunavano in chiesa, confidando  nella sacralità del luogo e nella solidità dell’ edificio . La torre  campanaria di Lioni era collocata precisamente  a difesa della porta della chiesa.
   La struttura del campanile lionese imita quella del  donjon, la  caratteristica   torre  di  difesa  introdotta in Italia dai Normanni. Consisteva in  un robusto  edificio a pianta circolare o  quadrata, sviluppato su tre o quattro livelli.  Nelle fondazioni era ricavata una cisterna, che veniva alimentata con acqua piovana. Il pianoterra, privo di aperture verso l’ esterno, era adibito a magazzino per le  provviste e per le armi. I piani superiori  –  ai quali si accedeva mediante un ponte levatoio  o una scala in legno che poteva essere ritirata dall’ alto  –  erano  attrezzati  in modo  da  permettere  ad un certo numero di persone  di resistere  per qualche tempo, in attesa dei rinforzi. Le aperture per la luce e l’ aria  erano sempre molto strette.  Il tetto, di solito, era  praticabile ed era  circondato da parapetti o da merlature. 

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     In che periodo  fu edificato il campanile di Lioni?  Su questo  punto non abbiamo notizie documentarie.  L’ analogia con i   donjon   normanni  suggerirebbe  di   collocare l’ epoca della costruzione  nel XII secolo. C’ è  però un elemento architettonico  che  impone  una datazione diversa, più recente. Si tratta delle feritoie.  Le feritoie della nostra torre campanaria  sono di un tipo particolare: sono più strette  di quelle delle fortificazioni normanno-sveve; hanno i bordi in pietra di taglio; presentano  nella parte  inferiore  un occhiello, sagomato in modo da permettere  all’ arciere o al balestriere  di battere anche le zone morte alla base dei muri.  Con lo stesso disegno e  la stessa tecnica sono realizzate  le  feritoie  che si vedono  nei  torrioni dei castelli  di  Melfi e di Lucera. Di  questi  si conosce  con precisione la data di costruzione. Il  castello di  Melfi  continua a portare il nome di Federico II, ma in realtà fu interamente rifatto tra il 1277 e il 1284  . Quanto alla   fortezza  di  Lucera, la  sua ristrutturazione, disposta  anch’ essa da re  Carlo I d’ Angiò,   fu  ultimata  nel 1283.    
   Le feritoie del campanile lionese  sono  dunque quelle in uso nell’ architettura militare  angioina  nell’ ultimo trentennio del XIII secolo. Sulla base di questo dato possiamo ragionevolmente ritenere che esso  sia stato costruito  – insieme alla chiesa –  verso  la fine del Duecento  o, al più tardi,  agli  inizi del  Trecento:  praticamente nel periodo in cui il casale dei Leoni   vedeva  aumentare  la sua  consistenza demografica  per  via della fuga dei contadini  da  Oppido.
 
     Durante i lavori di restauro fatti negli anni novanta  del secolo scorso, ai piedi del campanile e sotto il sagrato sono  stati trovati resti di sepolture. Di  «ossa rinvenute nello spiazzo esistente davanti la Chiesa Madre e il Campanile»  parla  anche Roccopietro Colantuono.  A che epoca risalgano esattamente queste deposizioni è difficile dire. Esse comunque testimoniano della continuità di una pratica che ha avuto origine  sicuramente nel Medioevo.   

La chiesa di S. Maria Assunta, anche chiamata "Chiesa Madre" ha subito molti danni dal terremoto del 1980 ed è stata restaurata lasciando intatte e visibili le decorazioni interne, laddove possibile. La chiesa, infatti, conserva al suo interno parametri del suo impianto cinquecentesco. Da segnalare la presenza di due statue dell’artista lionese Pietro Nittoli, del 1700 circa: spicca per fattura e dimensioni la statua “ San Michele e il Diavolo” esposta nella mostra “Capolavori della Terra di Mezzo. Opere d’arte dal Medioevo al Barocco” del 2012, ed un bassorilievo in marmo dello scultore cinquecentesco di Giovanni da Nola.

 

Foto A. SENA
   

Ultimo aggiornamento

Venerdi 18 Giugno 2021